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Neve settembrina sul Sentiero delle Farangole

Era da diverso tempo che desideravo compiere la traversata escursionistica del Passo delle Farangole partendo da San Martino di Castrozza. E’ una parte dell’Alta Via n. 2 che in questo tratto assume anche la denominazione di "Sentiero delle Farangole".

Ne avevo spesso parlato ai soliti amici che fin dall’inizio avevano aderito con entusiasmo all’idea. Panorama verso l'Altipiano delle Pale.

Nulla di difficile; sono indispensabili buone gambe, resistenza e situazione meteo favorevole. Non una "gloriosa" impresa alpinistica, ma semplicemente un girovagare in luoghi tra i più belli delle Dolomiti.

L’accordo tra noi era quello di attendere il primo fine settimana di bel tempo.

Quest’anno il mese di settembre è stato particolarmente freddo; in quota ci sono già state le prime nevicate ma per questo week-end le previsioni sono buone.

Sono le ore 9.00 e, grazie agli impianti della Cima Rosetta, siamo già al Rifugio Pedrotti. La "compagnia" è quella già ben collaudata in occasione di innumerevoli altre uscite, vale a dire Susy, Lele, Bepi ed io.

Il paesaggio intorno a noi è caratterizzato in basso dal bianco della neve precoce caduta nei giorni scorsi, verso l’alto - invece - da un incredibile cielo blu.

Fa freddo. Ben protetti dalle nostre giacche in piumino ci avviamo verso il Pian dei Cantoni.

E’ presto; il sole è ancora basso e le pareti rocciose disegnano sulla neve ombre nette che conferiscono all’ambiente un aspetto surreale.

In fila indiana, un po’ distanziati, ci muoviamo immersi in questa silenziosa dimensione.

Sono l’ultimo della comitiva; il sentiero è in discesa e ciò mi consente di vedere gli altri muoversi e contemporaneamente contemplare anche il paesaggio.

E’ inspiegabile. Riesco ad emozionarmi ogni volta che vengo in montagna. E’ bello che sia così.

Il sole gioca a nascondino... Ora il sentiero procede con dei sali e scendi. Dobbiamo passare sotto la Val Strutt ai piedi della Torcia di Valgrande all’imboccatura dell’omonimo vallone.

Il sentiero inizia a salire con decisione. Dai 2291 metri della confluenza con la Val Strutt bisogna toccare i 2969 metri del Passo delle Farangole.

Il sentiero è il n. 703. Siamo nel cuore del Gruppo delle Pale di San Martino.

La zona è abbastanza frequentata, ma oggi ci siamo solamente noi.

 

Ormai il Passo è vicino. La neve nei giorni scorsi è caduta in abbondanza per essere settembre; decidiamo di indossare le ghette per evitare di bagnarci troppo.

 

 

Bepi impegnato nei primi metri di discesa dal Passo delle Farangole. Raggiungiamo il Passo, profondo intaglio tra il Campanile del Focobon e la Torre delle Farangole. E' ingombro di neve. La corda metallica, che normalmente agevola i primi metri di discesa, è completamente coperta. Tale circostanza non ci crea problemi; non sono mai passato su questo sentiero ma a mio avviso è molto più agevole scendere sulla neve, al centro dello stretto imbuto che parte dal passo, piuttosto che rimanere sulla destra cercando di sfruttare la corda.

Siamo sul versante rivolto a nord. Il sole ora è alto ma non riesco ancora a sentire il suo calore.

Il silenzio e totale. Tra noi non parliamo, forse anche per non rompere questo equilibrio.

Puntiamo alla Forcella Margherita. Poco oltre c’è il Passo del Mulaz e, a 2571 metri di quota, il Rifugio Volpi di Misurata al Mulaz.

Dal Passo il Rifugio appare come potrebbe apparire ad un naufrago un’isola in mezzo all’oceano.

Il Rifugio è circondato da estese zone nevose; la parte in lamiera del tetto riflette la luce del sole.

Da come certa gente tratta rifugi e bivacchi, ci sarebbe da pensare che  siano considerati semplicemente dei cumuli ordinati di pietre protetti da una copertura. Non pongono un minimo di attenzione sporcando e distruggendo. Ignorano - perché incapaci di ascoltare - quanta storia essi rappresentano e quante emozioni hanno vissuto tutte quelle persone che con rispetto li hanno utilizzati trovandovi riparo e sollievo.

Autoscatto al Passo del Mulaz. Sono rimasto solo al Passo del Mulaz; gli amici sono già scesi verso il Rifugio. Sono già stato in questo luogo diverse altre volte; anche oggi, come la prima volta tanti anni fa, contemplo il paesaggio che mi circonda con emozione. Alcuni cumuli di nubi si sono formati all'orizzonte sopra a scintillanti montagne coperte di neve.

Ventate d’aria profumata mi accarezzano il viso e le mani. Mi parlano. Io le ascolto. Sono voci, sono parole. Forse anche musica.

Che cosa sono, che cosa dicono? Voci che sussurrano, suoni confusi ma armoniosi…

Forse sono i nostri pensieri che si liberano. E’ quella parte di noi che quando ce ne andiamo rimane qui e senza della quale ci è difficile vivere. E’ quella parte che non vuole ritornare alla vita quotidiana, ripetitiva, monotona ed imbrigliata in panorami di cemento. Ecco perché troviamo così difficile restare lontani per troppo tempo da questi luoghi e sentiamo l’irresistibile desiderio di tornare!

Sole e neve al Rifugio Volpi al Mulaz.

 

Mi alzo; scendo rapidamente verso il Rifugio. Gli amici hanno trovato un buon posto per sedersi nei pressi della costruzione.

 

-  "Ti sei deciso finalmente a scendere. Ti stiamo aspettando da dieci minuti. Che cosa aspettavi fermo al Passo?".

-  "Esattamente non lo so, ma era qualche cosa che poi è arrivato".

-  "Come sarebbe a dire?".

Ho un attimo di esitazione. Potrei raccontare loro delle voci, della musica e di tutto il resto. Come la prenderebbero? Meglio lasciar perdere.

-  "Ottimo questo panino. Non ce ne sarebbe un altro?".

 

Susy in Val Venegia, sullo sfondo il Ghiacciaio del Travignolo.

 

 

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