Musica di sottofondo: "Il Cielo" - Renato Zero   StopPlay

Incontri

Le punte degli sci sono già pronte a lanciarsi sull’altro versante della montagna, attratte dalla "vertigine bianca" che si spalanca sotto di loro.

Sporgono dalla cornice di neve creata dal vento dei giorni scorsi. Lungo la cresta il vento ha modellato incredibili forme plastiche protese sul ripidissimo pendio bianco.

E’ perfetto. Uno scivolo che s'incunea nelle viscere della montagna; la sua forma ad "esse" impedisce di vedere oltre i primi 300-400 metri.

L’esposizione è a nord. La prima parte ha già iniziato a prendere un po' di sole; quella più bassa, nascosta tra alte quinte rocciose, resterà al riparo dei raggi fino a mezzogiorno.

Tutto come previsto.

Ripasso mentalmente la lista dei controlli di rito.

Scarponi: ok!;

Arva: ok!;

Guanti, giacca, occhiali, berretto, zaino…

L’elenco si allunga incredibilmente. E’ solo un pretesto? Che cosa sto aspettando?

Mi sono preparato per mesi. Ho atteso il giorno ideale ed ho rispettato gli orari consigliati. Tutto secondo le regole.

Ora sembra esserci qualche cosa che non va. Perché?

E pensare che ieri ero così impaziente e sicuro di me! Fermo in coda sulla tangenziale di Mestre guardavo verso nord scrutando le prime lontane montagne.

Con il cielo limpido delle prime giornate di marzo, le loro candide cime scintillavano come diamanti.

Quelle che si vedono dalla pianura sono montagne basse, modeste elevazioni, ma ieri con le loro cime bianche sembravano altissime, addirittura maestose.

Baluardo di un territorio misterioso e nascosto che si svela a pochi.

Richiamo indecifrabile ed irresistibile.

Libertà contrapposta all’ingorgo.

Non è poco. Sentirsi protagonista dei propri movimenti in opposizione all’essere, forzatamente, anelli di una catena infernale.

Avevo la certezza di essere "pronto" per quello che stavo per fare.

Ieri ero lì; oggi invece…

Non riesco ancora a darmi quel primo slancio e saltare giù dalla cornice. Cosa faccio qui? E’ realmente quello che cerco? Forse il posto giusto per me è fermo in coda dentro ad un’automobile ad ascoltare musica.

In fondo si può godere la montagna anche andandosene tranquillamente a passeggio per il centro di Cortina, a bere birra al Cant del Gal o a mangiare patatine fritte al Rifugio Vajolet, guardando gli alpinisti ("gente un po’ strana") di ritorno dalle vie d'arrampicata carichi del loro armamentario.

Che bisogno c’è di cacciarsi in certi guai? Cosa voglio dimostrare ed a chi?

Mi sembra di sentire il profumo della neve quando è alzata dagli sci. Una folata di vento più forte delle altre mi spruzza sul viso alcuni grani di neve.

E’ il segnale.

Mi sporgo dalla cornice ancora un po’; poi abbasso leggermente le punte. Salto giù assorbendo il più possibile con le gambe. Cerco di essere subito in posizione corretta.

Il cuore inizia a pulsare velocemente.

Prima curva… una seconda…un’altra… prendo il ritmo. E’ una sensazione bellissima. La neve premuta sotto gli sci all’uscita della curva mi spinge fuori e sento di non dover far fatica.

E’ come saltare al rallentatore sopra ad un'enorme molla.

Una danza elegante; uno spettacolo rappresentato nel migliore dei palcoscenici, accompagnato da un'ineguagliabile sinfonia di silenzi.

Guardo la mia ombra che si muove ritmicamente.

Ora ricordo le risposte a tutte le domande…

Sto godendo l’ultimo sole del pomeriggio seduto sopra ad un enorme masso che emerge come un’isola dal mare di neve. Da qui posso vedere la parte bassa dell’itinerario segnata dalle mie tracce solitarie.

Un segno sulla montagna del tutto provvisorio ma indelebile nella mia memoria.

Plana un gracchio nero.

Con diffidenza si avvicina. L’interesse per il mio pane è troppo forte. Forse i miei avanzi rappresentano la sua unica possibilità di sopravvivenza.

Non voglio costringerlo ad avvicinarsi a me andando contro la sua natura fidandosi troppo dell’uomo; gli lancio un pezzo di pane che con un rapido balzo prende con il becco spiccando subito il volo scomparendo nel nulla così come dal nulla era arrivato.

Tutto mi appare così effimero…

Il tempo è passato in fretta ma non è ancora troppo tardi.

Fa freddo ed il sole del pomeriggio non è sufficiente per scaldarmi.

Sono immerso in un silenzio siderale.

Rannicchio le gambe e mi stringo nella giacca di piumino ed ascolto.

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Sfondo: Antelao. Disegno di Paola Berti de Nat (da "Le Alpi Venete", Autunno - Natale 1986).