Musica di sottofondo: "Gymnopedie No. 1" - Satie   StopPlay

 

A PRESTO, CARO VECCHIO AMICO MIO

"Quando vieni a trovarmi. Qui ci sono delle giornate stupende. A volte c'è molta gente ma poi passo lunghissime settimane in solitudine. Deciditi, non c'è motivo di attendere ancora. Lo sai, ti aspetto sempre!".

Lassù il panorama è veramente di prim'ordine. Sconfinato. E' talmente bello da far palpitare il cuore.  Antelao, Pelmo, Civetta, Mulaz, Pale, Lagorai; in lontananza le Dolomiti di Brenta, la Presanella; e poi il Sella, Sassopiatto e Sassolungo, la sud della Marmolada...solo per citare le montagne o i gruppi montuosi che mi vengono in mente.
Il mio vecchio amico ha ragione: spesso riusciamo a trovare mille giustificazioni per non fare qualche cosa. A volte, invece, non abbiamo bisogno di alcuna ragione per agire...

Ancora una volta sono qui. C'è poca gente e parcheggiare nei pressi del ponte sul torrente Iuribrutto è incredibilmente semplice. Dopo due giorni di brutto tempo oggi la giornata è splendida. Durante la notte altri 15-20 cm. di neve fresca sono andati ad aggiungersi ai 40-50 dei giorni precedenti. Il paesaggio ha un aspetto fiabesco. Ai bordi della strada ci sono alti muri creati dallo spazzaneve mentre tutto il bosco splende coperto da una livrea bianca. Da molti anni non vedevo una simile quantità di neve. E pensare che siamo solamente a fine novembre! La giornata è sicuramente tra quelle da incorniciare.

Finisco di prepararmi calzando gli scarponi e controllando le pelli di foca applicate agli sci a casa la sera prima. Essendo solo ho caricato tutto il materiale dentro all'automobile un po' alla rinfusa e nel bagagliaio regna una confusione bestiale. Se non altro non devo dividere lo spazio con nessuno.
Gli occupanti delle altre tre automobili parcheggiate sono già partiti ed hanno tracciato l'itinerario. Procedere sotto il bosco è ora semplice. Ma questa mattina il primo a passare deve aver fatto una bella fatica. Questo gentile sconosciuto si merita proprio un bel grazie! L'unico problema sono gli alberi. Sono carichi di neve all'inverosimile. I raggi del sole hanno iniziato a scaldare e sono partite le prime scariche. Prima una leggera pioggia di cristalli  poi dei veri e propri bombardamenti. Ho neve dappertutto, in prevalenza - ovviamente - giù per il collo e tra la schiena e lo zaino. Devo elaborare una strategia. Ma anche passare velocemente sotto agli alberi serve a poco. Si tratta di bombe "intelligenti". Non c'è scampo. Bisogna portare pazienza; anche questo fa parte del gioco e poi il bosco è quasi terminato.

Quando finalmente terminano gli alberi il pendio regolare che costituisce il versante meridionale di Cima Bocche si offre in tutta la sua splendida bellezza. Nel periodo estivo è una escursione abbastanza monotona; è una montagna che attira solo per il panorama che si può ammirare dalla cima. Ma con la neve Cima Bocche richiama sempre orde di scialpinisti. Quando il rischio valanghe è elevato, come oggi, molti decidono di rifugiarsi tra le benevoli pendici di questa montagna. Guardo l'itinerario di salita. I pendii sono solcati da un'unica traccia. Regolare, netta, da esperti. E' un'opera d'arte.

Quella di oggi è la settima forse l'ottava volta che effettuo questa escursione. E' quasi diventata una specie di pellegrinaggio. Forse è per questo che ci sono venuto spesse volte solo. Come si usava nel lontano passato quando l'uomo antico affrontava la salita della "sua" Montagna Sacra cercando risposte a molte difficili domande. E spesso le trovava. Strada facendo, nella solitudine, la mente poteva esercitarsi tranquillamente e uno dopo l'altro i pensieri passavano e si inseguivano. Si intrecciavano. Si perdevano e ricomparivano. Alla fine, quando tutto sembrava più complicato di prima, un raggio di luce, il volo di un uccello o la caduta di una pietra dava il segnale e tutto improvvisamente appariva chiaro. Ogni dubbio svaniva. Ancora una volta la Divinità che abitava sulla cima della Montagna Sacra aveva aiutato l'uomo a decidere sul proprio destino.

In cammino verso la mia Montagna Sacra improvvisamente percepisco di essere come quell'uomo antico. Da tempo mi chiedevo il significato del mio andare per monti. Non capivo: impiegare il mio prezioso tempo a girovagare tra desolate pietraie o a tracciare su interminabili pendii nevosi cominciava a sembrarmi uno spreco. Buttare via un giorno della mia vita in quel modo sembrava stupido. Eppure nonostante tale sensazione non riuscivo a star lontano da quei luoghi. Dopo qualche settimana di "astinenza" cominciavo a star male. Ora capisco: mi mancava quella confusione di pensieri nella mente, che al segnale diventava lucida consapevolezza. L'uomo moderno ha dalla sua parte enormi conoscenze scientifiche che hanno riempito la sua vita di tecnologia e benessere. La gara quotidiana alla rincorsa al di più, del meglio, del più bravo senza guardare in faccia a nessuno lo ha reso cieco, insaziabile ed insensibile. E' sempre più tristemente solo tra milioni di suoi simili. Ora, invece, io sento, vedo e la mia solitudine è immensamente piena di luce.

Queste immutabili montagne c'erano al tempo dell'uomo antico, ci sono oggi e vedranno anche l'uomo del futuro. Innanzi a loro l'uomo ha trovato, trova e troverà sempre ristoro; riacquista consapevolezza della grandiosità dell'Universo che lo circonda contrapposta alla minuta dimensione della propria vita. Milioni di anni al confronto con una manciata di minuti. Un mistero che potrebbe angosciare ma che invece rende sereni.

Lentamente progredisco verso la cima oramai vicinissima. Incrocio una comitiva di scialpinisti austriaci saliti dall'itinerario che passa per Malga Bocche. Mi fermo per farli passare. Altri scialpinisti saliti dal mio stesso itinerario mi superano, mentre altri già arrivati hanno iniziato la discesa. Finalmente, buon ultimo,  giungo sulla cima affollata come non mai. Il Crocefisso eretto sulla spianata è il punto di riferimento. Tutti intorno ad esso, indaffarati nei gesti usuali di quando si arriva alla meta o ci si accinge a ritornare a valle. 

"Sapevo che prima o poi mi avresti dato ascolto. Togliti lo zaino e siediti accanto a me. Fra un po' tutte queste persone se ne saranno andate. Potremo stare qui a guardare in silenzio le montagne che ci circondano e chiamarle con il loro nome. E quando il sole inizierà a calare e nelle valli comincerà a far buio, verrà il momento che tanto hai atteso.Ora riposati ed ascolta."

Sono rimasto solo in compagnia del mio vecchio amico. Con cura tolgo la neve che lo ricopre.

Nel mio girovagare tra le montagne spesso ho incontrato altri Crocefissi. Moltissimi belli ed austeri. Altri semplici ed essenziali come quello ligneo che si incontra presso il Passo di Crespeina. Senza riparo, flagellato dalle intemperie e dai venti d'alta quota, appare improvvisamente agli occhi dell'escursionista. Transitando ai suoi piedi non si può rimanere indifferenti. Certo un Crocifisso è un simbolo. Ma per ognuno di noi ha un valore diverso perché diverso è quello che sentiamo dentro.
Per me un Crocefisso rappresenta tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita o parte di essa affinché la vita degli altri potesse essere migliore. Non un singolo uomo, sia pur Figlio di Dio, ma milioni di uomini. Ovunque lo si incontri è un monito a ricordare che qualcuno ha sofferto o che sta soffrendo per noi e che ora spetta a noi far si che altri non debbano continuare a soffrire.

"Lo senti l'abbraccio di questi monti? Essi capiscono il tuo animo e ti ascoltano. Ti rispondono. Le senti le loro voci?"

Il cielo è dominato da uno splendido sole di fine autunno che scalda con raggi primaverili mentre da valle salgono lentamente nuvole di nebbia. Si alza una leggera brezza. Il viso e le mani godono di questa dolce carezza. E' bello rimanere qui in solitudine e silenzio cullati da queste sensazioni senza tempo. Queste dolci carezze sono un saluto; è ora di iniziare i preparativi per scendere. Il sole illumina oramai solo le cime delle montagne più alte mentre le valli sono già in ombra. E' il momento più appagante ma anche il più difficile. Vorrei rimanere anche se so che ciò non è possibile. E' giusto che tra queste montagne ritorni il silenzio e che anche l'ultimo uomo abbandoni questi luoghi.

Queste immutabili montagne c'erano al tempo dell'uomo antico, ci sono oggi e vedranno anche l'uomo del futuro.

A presto, caro vecchio amico mio.

 

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