De Facci Antonio "Toni da Mestre"
Caro Toni,
sono trascorsi già tre anni da quando hai smesso di “andar per
monti” e di telefonarmi quasi tutti i fine settimana per propormi nuove
escursioni, che si concludevano, inevitabilmente, “coi piè soto la tola” in
qualche trattoria, di ritorno dalla montagna.
Chissà come la vedi da lassù la montagna … Da quaggiù, ti assicuro
è sempre bellissima!!!
(Per
un agnostico come me è dura ammetterlo: ma mi auguro proprio che tu riesca
ancora a vedere la montagna, qualunque sia il luogo dove sei arrivato!)
Di ricordo in ricordo, cerco quelli più nitidi.
Come quella volta che, subito dopo il matrimonio di tua figlia, non hai
resistito: smesso l’abito di gala, indossato il pile e calzati gli scarponi,
ci hai raggiunto in montagna, in un bivacco del Lagorai, portandoci, nonostante
il dislivello, un cabaret di pastine rimaste
dalla festa e un paio di bottiglie
di spumante, che hai messo in fresco in un mucchio di neve, accanto alla Malga
…
Mi ricordo della foto del nipotino, a te tanto caro, che esibivi
orgogliosamente a tutti gli amici, la sera in Rifugio …
Mi ricordo dei tuoi mitici scampi “alla busara”, che hai cucinato
per me e Raffaella …
O come quando mi prendevi in giro per il colore assurdo dei miei
occhiali da sole alla “Elton John”, ipotizzando per me improbabili e
stravaganti gusti sessuali …
O di quando, durante una ciaspolata del CAI, guidasti tutto il gruppo un
po’ in difficoltà, me compreso, verso il Rifugio Biella, scegliendo
l’itinerario più sicuro dal rischio valanghe …
O come, ancora, quando mi
convincesti ad andare in montagna, sul Peralba, il giorno della finale
dell’Italia al mondiale di calcio del 2006 (solo tu potevi riuscirci … non
mi sarei mosso neppure per un invito di Belen Rodriguez,per non correre il
rischio di perdermi la partita, a causa del traffico …)
Certo che il ricordo di te è “una brutta bestia”. Se, quando
riaffiora, cerco di ricacciarlo ai confini della memoria, insieme alle altre
cose tristi della vita, riemerge di colpo come un sasso prima costretto sul
fondo di un fiume e mi fa quasi sentire in colpa per questo mio voler
dimenticare; se, al contrario, lo coltivo col pensiero o con le
parole o, come adesso, ne scrivo, corro il rischio di perdermi nella
retorica della “beatificazione”: era il migliore … nessun altro amico ci
sarà come lui, ecc., ecc.-
Una cosa è certa, fuori da ogni retorica … mi manchi e mi manca la
tua generosità, le tue barzellette, il tuo modo di andare in montagna, di
condividere le emozioni; mi manca quel telefono che, ora, di sabato, non squilla
più … e tanto altro che non so dire …
Certo, da quando non ci sei più, la mia vita è continuata: famiglia,
lavoro, montagna, con le piccole e grandi gioie ed i piccoli grandi affanni
della quotidianità; certo, vado
ancora in montagna, con la mia Raffaella; ma, da allora, ho smesso le grandi
compagnie e la ricerca di “amici” improponibili che, simulando affetto, ti
cercavano, spesso, non tanto per condividere
emozioni, ma solo per dividere … il costo della benzina del viaggio …
Sono venuto a conoscenza, grazie ad una rivista del CAI di Mirano, che ti hanno dedicato una targa sul Civetta, lungo il percorso della Ferrata degli Alleghesi, a quota 3000 … sono felice di questo … ecco, mi dispiace solo di non essere in grado di arrivare fin lassù, perché vorrei fermarmi un attimo lì, per dedicarti un pensiero.
Durante le escursioni, spesso ti penso, fermo insieme a me ad ammirare un paesaggio o a consultare una cartina; qualche volta mi pare, perfino di vederti, riflesso nell’acqua di un torrente o nel fondo del mio bicchiere di vino … ma dura solo un momento …
E penso, con tristezza, a quel mio telefono che, ora, di sabato, non
squilla più …!
Ciao Toni.
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(Maurizio)