DIARIO
DELL'ESCURSIONE a cura dell'amico Luigi
Parte Prima
L’escursione che ci ritrova
protagonisti quest’anno è a dire poco entusiasmante, almeno sulla carta e
condizioni meteo permettendo. Infatti, le previsioni del tempo sono incerte
e il fisico non è tanto allenato, per di più Silvano affetto da
lombosciatalgia si dichiara fuori gioco. L’unico ad essere in piena forma
è Alessandro, ma per noi, si sa, la passione è tanta e la voglia pure. Fatto sta che
si decide di partire comunque.
La compagnia è composta da
Alessandro (organizzatore e guida nonché tutor di noi tutti), Mario
(cameraman), Silvano e il sottoscritto Luigi.
Lunedì 25 giugno ore undici,
si parte da Carpendolo, destinazione Vigo di Fassa dove giungiamo alle due
del pomeriggio. Siamo molto eccitati; non vediamo l'ora di iniziare la
nostra avventura. Rapidamente parcheggiamo l'autovettura ed acquistiamo i
biglietti della funivia del Ciampediè. La cabina in sette minuti ci solleva
dai 1390 metri di Vigo fino a quota 2000 del rifugio Bellavista.
Davanti a noi si presenta
subito un anfiteatro di cime sopra le quali si erge il Catinaccio D’Antermoia:
3002 metri di roccia! Prendiamo il sentiero n.540 che taglia subito nel
bosco e in breve tempo siamo al rifugio Gardeccia; piccola sosta per
registrare gli spallacci dello zaino (15 kg) e si riparte. Il sentiero che
fino ad ora era quasi pianeggiante comincia a salire e ad un bivio diventa
una carrozzabile percorribile dai fuoristrada (sentiero n. 546); tempo un
ora e raggiungiamo il rifugio Vajolet a quota 2243 m.
Il rifugio Vajolet è molto
accogliente e prevediamo di pernottarci per due notti e, grazie alla sua
posizione strategica e all'itinerario che intendiamo realizzare, fungerà da
campo base. L’aria è un po' fresca e se consideriamo i 38 gradi del
mattino sembra ancora più fredda. L’ultimo sole della giornata ci regala
una visione straordinaria delle montagne che ci circondano, cima Scalieret e
la vetta del Gran Cront si vestono con i colori della dolomia e solo ora
comprendiamo come sono nate le leggende che si raccontano circa il “Giardino
delle Rose” di Re Laurino.
Secondo giorno. Dopo una
buona colazione, ci troviamo a percorrere il sentiero n. 584. Il cielo è
terso, nemmeno una nuvola, oggi il panorama sarà sicuramente fantastico! In
poco tempo raggiungiamo passo Principe e l’omonimo rifugio (purtroppo in
ristrutturazione), indossate le imbracature inizia la ferrata che in circa
tre ore ci porta sulla vetta D’Antermoia quota 3002 m.
Dalla cima la vista spazia a 360 gradi. Lo sguardo abbraccia il gruppo del Latemar, l’Alpe di Siusi, il
Sasso Lungo, il Gruppo del Sella e il Pordoi, più in là le Tofane e la
Marmolada e tante altre cime compaiono nitide all’orizzonte! Cosa dire
davanti ad uno spettacolo del genere? Non ci sono parole o aggettivi che
possono descrivere questa meraviglia; una volta tornati a casa si cercherà di
farlo mostrando le
fotografie e i filmati girati dal bravo Mario, ma le sensazioni? Quelle sono
solo tue e le porti dentro, scolpite, indimenticabili.
Proseguiamo su traccia di
sentiero e roccette fino ad arrivare a cima Scalieret. Sotto di noi possiamo
vedere il sentiero che percorreremo domani. Da qui sembra molto impegnativo
e commentando ci domandiamo, se dopo la fatica di oggi, avremo la forza di
affrontarlo. La risposta ognuno di noi la possiede già, con tutta l’andrenalina
che ci scorre addosso chi si ferma più?!
Poche tracce sul sentiero del
ritorno e così ci ritroviamo a scendere lungo pietraie e dirupi fino sopra
il rifugio Vajolet. Il cielo si è oscurato e il brontolio di un temporale
ci accompagna sulla strada del ritorno. Ci è andata bene. Infatti, facciamo
appena in tempo ad arrivare al rifugio che una violenta grandinata fa sì che
il termometro, in pochi minuti, segni
zero gradi. Con addosso tutti gli indumenti a disposizione nello zaino
ceniamo e poi tutti a nanna.

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